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Sulle tracce degli Etruschi Claudio Maccherani, Perugia, 2014 |
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la religione degli ETRUSCHI |
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La grande religiosità degli Etruschi era famosa presso gli altri popoli. La loro religione contemplava la completa soggezione dell'uomo al volere degli dèi, che ne controllavano ogni azione. L'uomo poteva solo cercare di capire il volere delle divinità attraverso l'interpretazione dei segni (fulmini, volo di uccelli, viscere di animali) e cercare di propiziarne i favori con riti, sacrifici e offerte. Tale religione presenta affinità con la religione dei Misteri che fiorì in Grecia e in Asia Minore a partire dall'età del Bronzo, una forma di culto con una forte caratterizzazione 'femminile' e 'matriarcale'. Forti sono le assonanze con l'Egitto, sia per la profondissima religiosità che ha caratterizzato entrambi questi popoli che per la concezione della vita e della morte, per l'idea dell'al di là e della rinascita dopo la morte. Fortissimo è il culto dei morti presso gli Etruschi, tanto è vero che la stragrande maggioranza dei reperti proviene dalle necropoli. Nel periodo villanoviano (IX-VIII sec.aC) i morti sono incinerati e le ceneri conservate in appositi vasi, poi vengono inumati e seppelliti in tombe scavate nella roccia e con corridoi - dromos - d'ingresso. I modi per interpretare la volontà divina è nei libri dell'Etrusca disciplina insegnata, secondo la leggenda, da Tages, un bambino divino già vecchio e saggio, nato dalle zolle di un campo nei pressi di Tarquinia e scomparso subito dopo averla dettata. Questi testi comprendevano i libri fulgurales per capire il significato dei fulmini, gli haruspicini con le istruzioni per leggere le interiora degli animali, i rituales con la guida dei morti nell'al di là. I sacerdoti interpreti dell'Etrusca disciplina erano gli arùspici (vestiti di corti mantelli con un alto cappello conico e un lungo bastone con un'estremità ricurva, il lituus, che richiama l'heka, il bastone dei faraoni egizi), i fulguratori interpretavano i fulmini, gli aùguri il volo degli uccelli. Il cielo era diviso in sedici zone, ad est quelle degli dèi buoni, ad ovest quelle degli dèi malvagi, cosicché ogni evento atmosferico poteva essere interpretato in rapporto alla divinità che abitava quella zona, ma i principali rappresentanti dell'ordine divino erano 12 consentes. Dodici come le 12 costellazioni zodiacali di provenienza sumera, i 12 mesi dell'anno (del secondo calendario, il primo era di 10 mesi) di provenienza sumera, le 12 tribù etrusche, le 12 città delle dodecapoli. E anche i 12 dei dell'Olimpo, i 12 Titani, le 12 fatiche di Ercole, le 12 tribù di Israele, le 12 porte della Gerusalemme Celeste, i 12 apostoli, le leggi delle 12 tavole del diritto romano, i 12 paladini di Carlo Magno, i 12 cavalieri di re Artù, ...). La vita era suddivisa in periodi di sette anni, le cui scadenze erano considerate periodi critici; il destino assegnava alle città e ai popoli un periodo di 10 secoli. Gli Etruschi credevano alla sopravvivenza terrena del defunto, per questo le tombe erano attrezzate come case adatte alla vita ultraterrena (con oggetti quotidiani quali vasi, giochi, cibi, gioielli, armi) e dipinti dal forte significato vitale (banchetti, danze, sport). Dal V sec. aC, sotto l'influenza greca, il mondo dei morti divenne un mondo sotterraneo abitato da divinità infernali e dagli spiriti degli antichi eroi; il passaggio a tale mondo era un viaggio. A partire dall'VIII sec.aC iniziò un processo di fusione con gli dèi greci, cosa che poi accadrà anche per il mondo romano, come prima era accaduto a quello greco nei confronti degli dei di Sumer.
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